che cos'è la psicoanalisi

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 4/5/2013, 11:44     +1   -1
Avatar

maniomio di Volterra

Group:
Administrator
Posts:
742
Reputation:
+6
Location:
Psico

Status:


Psicoanalisi è il nome: 1) di un procedimento per l'indagine di processi psichici cui altrimenti sarebbe pressoché impossibile accedere 2) di un metodo terapeutico ( basato su tale indagine) per il trattamento dei disturbi nevrotici; 3) di una serie di conoscenze psicologiche acquisite per questa via che gradualmente si assommano e convergono in una nuova disciplina scientifica”. (Sigmund Freud. 1922).


A chiunque senta l’esigenza di conoscere più approfonditamente se stesso e desideri un cambiamento. Lo stato di insoddisfazione personale e la spinta a cercare 'qualcuno' con cui poter parlare del proprio mondo psichico ed emotivo può far nascere un progetto di cura psicoanalitica. La sofferenza psichica può manifestarsi attraverso svariate modalità. La persona, nel corso della sua vita può aver sviluppato dei veri e propri sintomi psichici: essi sono le 'soluzioni' ai conflitti psichici e hanno lo scopo di arginare lo stato di inibizione, di ansietà, di depressione che sempre, in vario modo, accompagnano il conflitto psichico. I conflitti psichici irrisolti possono anche non esprimersi in veri e propri sintomi ma manifestarsi come disagio esistenziale che può diventare un profondo malessere fino al punto di rendere la vita e cioè le relazioni affettive, il lavoro, il vivere quotidiano privo di piacere, di interesse, privo anche di uno sguardo verso il futuro.

Oggi la cura psicoanalitica è indicata per molte forme psicopatologiche che riguardano le seguenti personalità: nevrotica, depressiva-maniacale, melanconica, antisociale, narcisistica, schizoide, masochistica distruttiva, borderline.


la cura psicoanalitica

come si svolge la cura psicoanalitica?

Una volta il paziente si sdraiava sul lettino e lo psicoanalista stava seduto dietro a
lui in modo da non mostrare la sua espressione (il paziente poteva immaginarle tutte)
oggi questo è superato paziente e analista siedono uno di fronte all'altro , il colloquio è amichevole
all'inizio lo psic invita il paziente a parlare di se' e interviene pochissimo
in questa fase il paziente ha la sensazione che lo psicoterapeuta non si interessi di lui
ma è una sensazione sbagliata , un'altra metodica che si affianca al racconto del paziente
è l'interpretazione dei sogni ...Il,paziente viene invitato a ricordare i sogni fatti i gg precedenti
e a darne una interpretazione , l'analista spesso prende appunti
Solo in un secondo tempo lo psicoanalista comincerà a parlare , con lo scopo
di scendere in profondità nella vita psichica del paziente , la psicoterapia può andare a vanti per
diversi mesi anche per anni ... Il costo medio della seduta varia molto da psic a psic
dalle 45 € fino ai 100 € per una seduta di 45 mn , da tenersi una o due volte la settimana
quest'ultima modalità è da preferire sia perché affretta i tempi di guarigione , sia perché è bene
battere il ferro finché è caldo...
Nel corso della terapia possono sorgere "forme di resistenza" alla terapia del profondo
sarà in questa occasione che il paziente ha la sensazione "che non serva a nulla" e chiede
di interrompere la terapia , la maggior parte delle volte è perché l'analista ha toccato
un "nervo scoperto" e il paziente si difende cercando una via di fuga , per salvaguardare
la sua personalità nevrotica .. Alter volte ci può essere una vera difficoltà a continuare
con quell'analista , antipatie personali , oppure l'analisi che si arena , ma bisogna stare molto
attenti che non siano appunto delle "resistenze"
 
Top
Eddd
view post Posted on 17/5/2013, 10:19     +1   -1




Io, nonostante tante spiegazioni, non sono mai riuscito a capire cos'è concretamente questa psicoanalisi in base alle definizioni degli psicoanalisti (perché usano solo metafore, ma una metafora non definisce), in fin dei conti se si descrivesse quel che si fa nei fatti, possiamo dire che sia un colloquio.
Ora però non si è mai capito precisamente se questo colloquio ha un qualche scopo a monte o no.
Il colloquio dovrebbe produrre conoscenza secondo gli psicoanalisti, ma quale tipo di colloquio dovrebbe esser privilegiato al fine di produrre questa benedetta conoscenza?

Ad esempio anche se una persona va al cinema e si annoia, o è disturbata dal film che guarda è probabile che esca prima dei titoli di coda, e ovviamente il cineasta può difendere il suo prodotto sostenendo che la persona ha delle resistenze a guardarlo.
Se chi vende un qualche prodotto multimediale riuscisse a convincere certe persone che questo è vero, e che guardare ad esempio quel film permetterà alle persone di accedere a conoscenze sconosciute (che magari renderanno di sicuro più bella la sua vita), lo venderebbe con maggiori probabilità.
Ma che tutto questo sia vero non può deciderlo di certo chi vende. Si va al cinema e si resta lì a guardare un film magari per altri motivi e non per quelli che vorrebbe imporre chi vende il prodotto per autogratificarsi e pensare addirittura che quel che fa permette di "curare le anime" o "curare la mente".
E' più onesto un cineasta che vende un film a chi vuol guardarlo senza pretendere che questo curi qualcosa rispetto a quello che si atteggia a guru di una nuova scienza che permette di curare qualcosa.
Che le persone vanno al cinema, di sicuro dipende dal fatto che ad un qualche livello la cosa piace, che tutto questo possa produrre chissà che nella mente delle persone che guardano un film è discutibile. Se sono annoiato e vado al cinema e andandoci non lo sono più per un'oretta e mezzo credo che sia scorretto sostenere che "il cinema cura la noia", metaforicamente è una cura, praticamente no.

Per me c'è un fraintendimento di fondo rispetto alla psicoanalisi e anche alle psicoterapie in generale, queste pratiche dovrebbero far parte delle pratiche artistiche o filosofiche e non essere inquadrate all'interno della cornice "terapie", perché non si sa spesso cosa si cura, e nemmeno come lo si cura.

Insomma non si capisce bene se le conoscenze della psicoanalisi sono volte a qualche fine o no. Se guardare un film documentario di immagini reali sull'olocausto può produrre disagio al pensiero che quel che è ripreso non è una fiction, anche magari certe conoscenze vere, possono produrre disagio, ammesso anche che sia vero che la psicoanalisi produce conoscenze reali. Il contatto con certe realtà, o averne continuamente coscienza, non è detto che faccia poi così bene.
C'è da chiedersi insomma: queste conoscenze che effetto hanno sulla persona? Da un lato si dice che la psicoanalisi non ha scopi terapeutici in sé, dall'altro che è una disciplina che produce verità all'interno di un colloquio a due, ma quali verità produce? Qualsiasi cosa in modo indifferenziato sul funzionamento inconscio?

Usando un esempio classico, se si convince qualcuno che vuol far l'amore con la madre (al di là del fatto che sia vero questo, anche perché in concreto non si sa bene cosa significa, dato che una persona questa voglia coscientemente non la prova, e l'inconscio è praticamente opaco) che effetto ha sulla persona convincersi che questo fatto è vero?
Mettiamo che si convince che le cose stanno così, e questa si ammazza perché si sente in colpa, ecco conosce la verità (la presunta verità, perché in sostanza non si può provare in nessun modo che sia vera questa costruzione fittizia) ma questa "verità" qua, a quanto pare, non le fa tanto bene credo.
Viceversa a qualcun altro può darsi che gli dia una sensazione di controllo conoscere queste cose (probabilmente inventate), e perciò sta "meglio", ma la verità in questi contesti non conta un accidenti, è più importante l'effetto che possono produrre certe convinzioni al quale si è interessati, che la loro consistenza reale.

C'è una disonestà di fondo in queste pratiche, continua sempre a non essere chiaro quali scopi ci sono per me, la scienza non produce nulla, cerca di descrivere. purtroppo penso che sia un'arte che si vuol atteggiare a scienza e per questo per me è molto ma molto più disprezzabile dell'arte.
Il cinema o la letteratura producono al più verosimiglianza e non hanno pretese scientifiche, la psicoanalisi è simile alla cartomanzia, è un gioco con le carte che ha la pretesa di svelarci chissà che sul mondo, alla fine così facendo non risulta né un gioco divertente ed interessante, né una pratica scientifica.

Edited by Eddd - 17/5/2013, 11:51
 
Top
view post Posted on 17/5/2013, 11:05     +1   -1
Avatar

maniomio di Volterra

Group:
Administrator
Posts:
742
Reputation:
+6
Location:
Psico

Status:


Ciao Eddd, hai messo tanta carne a l fuoco , non capisco bene l'esempio andare al cinema con una seduta di psicoanalisi si va al cinema per divertimento -ma non solo- mentre intraprendere un cammino psicoanalitico ha altre finalità e distinguerei un approccio terapeutico, da uno diciamo conoscitivo... La psicoanalisi è una discesa nel profondo
, se si ammette che esiste un inconscio oggi è una cosa accettata dai più, si ammette che esistono dei sistemi per portare alla luce questo inconscio, in sostanza la nevrosi è una costruzione dell'inconscio per difendersi da una particolare situazione di disagio o un trauma , ci ritornerò sopra con degli esempi, da quello che ho capito io il portare alla luce certi meccanismi inconsci di difesa conduce di per se stesso alla "guarigione" . Capisco le tue perplessità e anche l'accusa alla psicoanalisi di non essere una scienza il grande filoso KArl Popper non le riconosceva lo status di s cienza , perché non è riproducibile in laboratorio...TEsi discutibiel perché "il laboratorio" in questione è proprio il percorso psicoanalitico , "le sedute" se non si pratica quel cammino si rimane fuori dal laboratorio :D


CITAZIONE
C'è da chiedersi queste conoscenze che effetto hanno sulla persona? da un lato si dice che la psicoanalisi non ha scopi terapeutici in sé, dall'altro che è una disciplina che produce verità all'interno di un colloquio a due, ma quali verità produce? Qualsiasi cosa in modo indifferenziato sul funzionamento inconscio?

dove l'ahi letto questo scusa? LA psicoanalisi ha anche un aspetto terapeutico , si parla allora di psicoterapia ad indirizzo psicoanalitico o di trattamento psicologico del profondo
alle altre domande ti ho risposto sopra..ma fai conto che non sono uno psicoanalista
anche se ho avuto una esperienza di trattamento psicoanalitico durata due anni
 
Top
Eddd
view post Posted on 18/5/2013, 12:26     +1   -1




CITAZIONE (edipo @ 17/5/2013, 12:05) 
dove l'ahi letto questo scusa? LA psicoanalisi ha anche un aspetto terapeutico , si parla allora di psicoterapia ad indirizzo psicoanalitico o di trattamento psicologico del profondo
alle altre domande ti ho risposto sopra..ma fai conto che non sono uno psicoanalista
anche se ho avuto una esperienza di trattamento psicoanalitico durata due anni

Però gli psicoanalisti non chiariscono se nei casi in cui la psicoanalisi non viene usata a scopi terapeutici, a cosa serve. Loro entusiasti (gli psicoanalisti) sostengono che in pratica si avrà sempre qualche vantaggio nel sottoporsi ad un'analisi, ma se c'è sempre vantaggio, allora la psicoanalisi (qua mi riferisco ai colloqui concreti e non alle teorie strambe che mettono in mezzo) è sempre psicoterapia, nel senso che dovrebbe migliorare l'esistenza del soggetto che si sottopone a questa (e cade la distinzione che vogliono tracciare gli psicoanalisti stessi, tra psicoanalisi che non è psicoterapia e psicoanalisi terapeutica), se non è così, e cioé la psicoanalisi (quella effettiva fatta di colloqui) non è psicoterapia, allora bisogna concludere che avere dei colloqui con uno psicoanalista può anche peggiorarla l'esistenza di una persona.

E' come un'arma, dalla in mano a un certo tipo di individuo e questo può usarla nei più svariati modi, e perciò deve cadere l'idea generale che possedere un'arma migliora l'esistenza di una persona, così come dovrà cadere l'idea che i colloqui psicoanalitici risultano sempre utili e salutari.
Se viceversa fanno sempre bene e migliorano la salute, perché poi gli psicoanalisti tracciano una linea di demarcazione tra psicoanalisi terapeutica e psicoanalisi non terapeutica?

Anche qua loro sono indecisi (gli psicoanalisti), non dicono mai come, secondo loro, dovrebbero stare le cose.

La tecnologia ad esempio non è né buona né cattiva, non possiede valori, può essere usata e sviluppata nei più svariati modi, se la psicoanalisi è tecnologia e non medicina, allora non cura, e deve cadere l'idea che contenga in sé una sorta di virtù curativa, che faccia bene o male lo può decidere solo l'utenza o il tipo di utente e i suoi valori, se invece è una tecnica curativa (insomma mi riferisco a quella dei colloqui concreti) allora è sempre psicoterapia.

Per me se analizziamo come stanno le cose in modo disincantato, abbiamo a che fare con tecniche persuasive mediali (in cui al posto delle immagini o dei suoni viene usata la retorica, ossia le parole e il colloquio), insomma la psicoanalisi non è differente da altri sistemi mediali in cui si veicolano informazioni, valori e ideologie come certi film propagandistici, un certo tipo di televisione e un certo tipo di letteratura.
C'è da chiedersi però: l'ideologia psicoanalitica a chi fa bene? Ai seguaci della setta (o se vuoi del club) probabilmente sì (gli psicoanalisti stessi), ma agli altri chissà...
Io ora mi riferisco alla psicoanalisi intesa come sequenza di colloqui concreti con uno psicoanalista, e non alle teorie che gli psicoanalisti formulano al di fuori dei colloqui, teorie che usano sempre per autoincensarsi.

Uso un'analogia per spiegarmi: una cosa è la storia dell'arte e la critica dell'arte, altra l'esperienza artistica e la fruizione effettiva da parte dell'utenza dell'opera d'arte...
L'arte e la letteratura fanno bene in sé? Sono sempre terapeutiche? Qualsiasi opera d'arte migliora sempre l'esistenza di tutti? Leggere Mein Kampf di Adolf Hitler, ad esempio, fa bene a tutti? E poi, chi oppone resistenze alle sue idee, va curato?
Altra analogia, va distinta la teologia dalla fruizione dei sacramenti e dei cerimoniali dell'utenza... Questa fruizione che effetto fa sull'utenza? Fa sempre bene a tutti?

Se ci facciamo domande del genere relativamente all'arte, la letteratura, i cerimoniali e così via, ce le possiamo porre queste domande anche relativamente ai colloqui di stampo psicoanalitico: se questi non fanno sempre bene, perché secondo gli psicoanalisti una persona dovrebbe sottoporsi praticamente sempre a questi colloqui?

Per conoscersi?

E ci crediamo a questa spiegazione risposta ultra-semplificata che non analizza alcunché? La psicoanalisi stessa diventa opaca così facendo, non analizza, non ci vuole molto per comprendere che è migliore una speculazione che mette l'analisi stessa sotto analisi (questa volta critica) usando metodologie critiche di pensiero anarchiche e non basate su un canovaccio o un setting preciso che viene guidato da una persona già aderente alla setta.

Io questi movimenti settari li ho sempre osservati con sospetto, l'enfasi che mettono sull'utilità e le virtù rigeneranti dei loro cerimoniali, l'uso dell'autorità e tutti questi sistemi qua non mi fanno pensare a qualcosa di così positivo secondo i miei valori.

Vuoi conoscere qualcosa davvero? La risposta non può essere "vai in analisi", ma "esercita il tuo pensiero critico in modo indipendente"... Meglio una risposta del genere che l'analisi.

Edited by Eddd - 18/5/2013, 21:17
 
Top
view post Posted on 21/5/2013, 17:49     +1   -1
Avatar

maniomio di Volterra

Group:
Administrator
Posts:
742
Reputation:
+6
Location:
Psico

Status:


a me interessa la psicoanalisi psicoterapeutica, quello che cura cioè ti rispondo
con un colloquio , i primi passi di un'analisi
dal libro di Piere Daco "che cos'è la psicanalisi" spero che non mi citi per il copyright :P

"HA una bella vista da qui?"
"Sì.."
"deve essere bello al mattino , con tanta luce !
"Sì"
"Allora devo dirle tutto?"
"sarebbe bene..."
"una confessione senza restrizioni?"
"Sì"
"Cavolo è difficile!"
"In realtà lo è abbastanza..."
"e la gente così , dice ciò che pensa?"
"Non sempre avviene subito"
"questo mi rassicura ,Ecco oi bisogno di lei, perché non va assolutamente ,Sa?
Non va niente . L'idea di compiere un gesto è già troppo per me . E mi disprezzo per questo.
Lei mi disprezza? "

"Perché?"
"ma perché sono vile ! Vile e aggressiva verso tutti. Ogni giorno o voglia di morire
od ubriacarmi. E dire che avevo tanta energia! Com'è facile accettare un dolore fisico
in confronto all'accettazione di ciò che sono e di ciò che provo!
Posso lasciarmi andare e cominciare subito?"

E' giovane . Pallida .Pieghe amare della bocca . Chiude gli occhi
Silenzio dell'analista
"bisogna che me ne liberi ... E' terribile , una nevrosi...
E' terribile questa fatica , questa mancanza di volontà, questa indifferenza verso tutto
E' talmente inconsistente... talmente inumano...Uno è sommerso ...soffoca... ha paura
di sé e d egli altri ... Io sono come un vegetale o un animale... Si recita una parte, senza saperlo
per salvare la faccia, ed è terribile quando ci se ne rende conto...Si ha paura degli amici come dei
nemici ...Se devo fare uno sforzo in un senso o nell'altro , è impossibile... Allora LOTTO COME un naufrago.."
.

[omissis]
"C'è chi sfugge alle proprie contraddizioni lavorando accanitamente...io non posso più, ma l'ho fatto per anni
senza saperlo ... Lei sta zitto? E' da un tempo meraviglioso e terribile ... E' come un silenzio pesante e dolce .
Lei non dice niente , ma so che ascolta che non giudica... che... Forse è la prima volta in VITA MIA che mi lascio
andare ...Niente maschera Isabella, vecchia mia, è così che ne uscirai!"



LA seduta continua ma credo che possa bastare per a vere un'idea di cosa è l'analisi : io non ho
avuto il coraggio di Isabella ma cmq ho cercato di aprirmi il più possibile, di essere sincero, di toccare
i punti "bui" della mia personalità , in fondo non avevo niente da perdere

Edited by edipo - 5/7/2013, 18:36
 
Top
Eddd
view post Posted on 23/5/2013, 21:39     +1   -1




CITAZIONE (edipo @ 21/5/2013, 18:49) 
LA seduta continua ma credo che possa bastare per a vere un'idea di cosa è l'analisi : io non ho
avuto il coraggio di Isabella ma cmq ho cercato di aprirmi il più possibile, di essere sincero, di toccare
i punti "bui" della mia personalità , in fondo non avevo niente da perdere

Ma una volta che li hai toccati questi presunti punti bui concretamente, poi perché dovresti essere più felice o stare meglio?
Stando con un'entità che non ti giudica e che alla fine sta zitta (come l'analista descritto) a me non fa nessuno effetto. Se è questo che si cerca lo si può avere subito, anche un comodino non ti giudica e se ne sta zitto, io ce l'ho vicino al letto l'analista da anni senza saperlo :), ma in che modo questo contatto persistente dovrebbe farmi star meglio?

E' questo punto qua che a me non è chiaro. Comunque anche ammettendo che abbia un qualche senso fare queste cose (perché io non riesco a trovarcelo un senso che abbia a che fare coi miei problemi e non quelli che vogliono definire e risolvere altre persone per me) toccando questi punti bui, poi che succede? Trovi una donna che ti piace? Diventi ricco?

Di punti bui ce ne sono a milioni e milioni nel mondo, a te perché interessa tanto conoscere proprio questi qua? E questo cos'ha a che fare col tuo disagio? E' più importante rispondere a questa domanda qua che piazzare una torcia là dove non vedi per amore della conoscenza in sé.

La psicoanalisi, là dove non è suggestione, per me è educazione, e come tale contiene certi valori che si possono condividere o meno. Se noi non li condividiamo questi valori non potrà darci nulla, chi cerca un'arma andrà da chi le fabbrica e ritiene corretto e morale fornire al cliente questo tipo di oggetto, ma chi invece risulta un vigliacco che vuol tenersi lontano dalle mischie, di tutte queste armi educative qua non se ne fa nulla.
Anche se è vero che funziona la psicoanalisi e serve a qualcosa... A quali scopi serve? Sono i miei stessi scopi?

Edipo tu dici che non l'hai avuto il coraggio di Isabella, io controbatterei: assumiamo anche che sia vero che non l'hai avuto questo coraggio in certi momenti, ma perché essere dei vigliacchi dovrebbe rappresentare qualcosa di così negativo in sé? :huh:
Perché volevi essere coraggioso, qualcosa di diverso da quel che eri? Questo ti sarebbe servito per ottenere cosa? Volevi essere coraggioso e basta perché questa cosa rappresentava una specie di valore o bisogno fondamentale?

Vedi come la questione si trasforma praticamente sempre in una questione di valori. Non abbiamo a che fare con una cura, ma con qualcosa di diverso, ma se è diversa da una cura di una malattia, la psicoanalisi cos'è se non un tentativo di far introiettare valori o modificare quelli che ci sono?
Primo tra tutti si cerca di far introiettare l'amore per la conoscenza in sé, ma io personalmente amo ad esempio il piacere, e la conoscenza in sé a me non l'ha mai dato, dovrei mettermi a studiare qualsiasi cosa in modo indifferente se c'havessi quest'amore, ma non ce l'ho.

Non si può realmente aiutare qualcuno se non ci si mette dalla sua parte, e l'analista non si mette dalla sua parte, da quel che ho potuto osservare, perché per mettersi dalla sua parte dovrebbe condividere molti valori di fondo di quella persona, madre teresa di calcutta non può curare gli interessi di un serial killer o di un boss della camorra, se afferma che puo fare questa cosa ci sta prendendo per i fondelli.

Poi insomma, tante persone non c'hanno manco il coraggio di guardare un'operazione a cuore aperto, per quale motivo dovrebbero desiderare di avere il coraggio di far certe cose? E' un bene per loro, o un bene per qualcun altro che ce l'abbiano sto coraggio? Chi può deciderlo... Gli analisti?

Io non mi sento costretto da forze interne ad essere quel che sono ma da forze esterne, ma questo sentire è del tutto arbitrario e personale. Non è l'ansia il problema per me, come non lo era l'ansia che provavo quando andavo a scuola, la provavo perché in fin dei conti io la scuola la detestavo, il problema non era far sparire il sintomo o esser coraggioso ed andarci, ma far sparire tutto quell'apparato sociale che a me bene non faceva. Ma ero io ad essere pazzo nel ritenere una cosa del genere vera per me, e per aiutarmi non si trova nulla di meglio che curarmi così, e io di queste cure cosa me ne faccio? Non le voglio, non condivido nemmeno a monte la definizione di malattia che mi vogliono togliere.

Edited by Eddd - 24/5/2013, 11:05
 
Top
view post Posted on 24/5/2013, 19:25     +1   -1
Avatar

maniomio di Volterra

Group:
Administrator
Posts:
742
Reputation:
+6
Location:
Psico

Status:


CITAZIONE
Ma una volta che li hai toccati questi presunti punti bui concretamente, poi perché dovresti essere più felice o stare meglio?
Stando con un'entità che non ti giudica e che alla fine sta zitta (come l'analista descritto) a me non fa nessuno effetto. Se è questo che si cerca lo si può avere subito, anche un comodino non ti giudica e se ne sta zitto, io ce l'ho vicino al letto l'analista da anni senza saperlo , ma in che modo questo contatto persistente dovrebbe farmi star meglio?

rispondo solo a questo , non perché il resto non sia interessante , ma perché stasera ho poco tempo
magari ci ritorno sopra ;)
L'analista non sta sempre in silenzio , ma da un certo punto comincia a parlare, sempre con una tecnica PARTICOLARE
se non ricordo male la mia analista , cominciò concretamente ad intervenire dopo diversi mesi , all'inizio ascoltava e basta , anche ascoltare è importante secondo me , lo stesso liberarsi del vissuto che ci angoscia provoca una liberazione,
energie che rifluiscono . La teoria analitica consiste proprio in questo il portare alla luce certi fatti inconsci
porta sulla strada della guarigione , questo è un punto cardine del sistema , non ti chiedo di crederci ti spiego
com'è ...Io ci c redo da quello che ho letto da quella mia breve esperienza in analisi

Edited by edipo - 26/5/2013, 18:12
 
Top
Neuromance
view post Posted on 26/5/2013, 13:36     +1   +1   -1




Ho letto con attenzione i vostri interventi. Per rispondere in modo “esauriente” bisognerebbe che io quotassi diverse frasi e concetti, facendo le mille precisazioni che mi si sono affollate nella mente.
Ma non è cosa utile, né funzionale.
Facendo una panoramica generale, mi sembra di capire che uno dei quesiti da voi sollevati, riguardi il che cos’è la psicoanalisi e come (e se) può aiutare le persone. Penso che non si pervenga a una risposta chiara per differenti motivi: primo fra tutti è la scarsità di informazioni “attendibili” estrapolate da internet; senza dimenticare che la psicoanalisi, come molte cose “complicate” non è argomento da bar: dietro di essa ci sono anni di studio. Noi “addetti ai lavori” la studiamo, la pratichiamo, e posso assicurare che non si riduce alle cose superficiali che si trovano qui e lì su un sito o su un altro.
Un altro termine chiamato in ballo è “colloquio”. Beh, questo è uno dei termini più misteriosi e più impegnativi del mondo: un esperto che svolge un colloquio con un cliente ha alle spalle anni e anni di studio tecnico e training personale. Non è possibile ridurlo a un mero “produce conoscenza, verità” e tante definizioni frammentare e “filosofiche” , altrimenti è ovvio e naturale che sorgano domande e interrogativi che tirano tutto e tutti nel vortice del relativo assoluto.

Davvero c’è molta carne al fuoco, vedo tutto come un turbine di concetti, opinioni e messaggi confusi e confusionari, che generano altra confusione.
Io da “addetto ai lavori” sono abituato a discuterne coi miei colleghi, ma ovviamente in altri termini, essendo tutti del settore si ha alle spalle più o meno la stessa base e bagaglio di conoscenze, quindi è differente. Non so se mi spiego.
Per contro, molto spesso i clienti che noi vediamo (o comunque, io, parlando per me) spesso portano parecchie domande. Una delle domande classiche è “ma mettiamo anche che io parli e mi renda conto dei miei problemi..questo mica mi fa guarire?”. Questa domanda è spesso l’inizio di molte altre, ed anche l’inizio della relazione con me. Voglio dire che è “normale” che ci siano delle domande, ancor di più quando riguardano universi come questa sconosciuta “psicoanalisi” (e tutta la temibile famiglia psi), che fa paura un po’ a tutti, quindi mette sull’attenti e ci scatena le difese più ancestrali che possediamo.
E’ difficile concepire, accettare, che ci sia qualcosa che può arrivare davvero nel profondo di noi e che abbia delle basi reali, concrete. Accettarla come strumento a nostro favore, a favore di tutti, è difficoltoso, me ne rendo conto. E non sto parlando solo della psicoanalisi come fosse un universo a parte, ma di tutto ciò che ha a che fare con i meccanismi mentali e la profondità dell’essere umano.


Io, personalmente, non intrattengo conversazioni di questa natura scendendo nei particolari, utilizzando questi mezzi, perché negli anni mi sono reso conto che non è utile, né giusto, né possibile.
Non è utile e non è possibile perché divulgare nozioni tecniche che capirei solo io non aiuta nessuno (e non posso neanche farlo, in quanto professionista); e non è giusto perché bisogna lasciare ogni gruppo alle sue discussioni, alle proprie modalità.
Posso aiutare, magari, a far luce a qualcuno che in seduta con me manifesta dubbi e/o curiosità, quello si. Per questo io mi auguro che voi abbiate la fortuna, se ve ne capita l’occasione, di incontrare sulla vostra strada un professionista competente che vi aiuti a far chiarezza e trovare delle risposte, anche a semplici curiosità.
Approfitto di questo topic, quindi, per dirvi anche che mi vedrete poco prendere parte a queste discussioni.
Tra l’altro c’è un motivo che sicuramente tutti all’ unanimità comprenderanno: il tempo! Preferisco impiegarlo per mettere a disposizione le mie competenze per quelle persone che necessitano di supporto, piuttosto che intervenire nei topic divulgativi e di confronto a fare il professore esperto di psicologia. Sarebbe tanto "facile" quanto sterile, dispersivo e afinalistico.

Mi auguro che questo forum si riempia di discussioni, opinioni e riflessioni che, giuste, sbagliate, brillanti, scadenti, così così, saranno lo specchio della complessità umana, che va sempre coltivata! Buona continuazione :) !
 
Top
Eddd
view post Posted on 27/5/2013, 20:11     +1   -1




CITAZIONE (Neuromance @ 26/5/2013, 14:36) 
molto spesso i clienti che noi vediamo (o comunque, io, parlando per me) spesso portano parecchie domande. Una delle domande classiche è “ma mettiamo anche che io parli e mi renda conto dei miei problemi..questo mica mi fa guarire?”. Questa domanda è spesso l’inizio di molte altre, ed anche l’inizio della relazione con me. Voglio dire che è “normale” che ci siano delle domande, ancor di più quando riguardano universi come questa sconosciuta “psicoanalisi” (e tutta la temibile famiglia psi), che fa paura un po’ a tutti, quindi mette sull’attenti e ci scatena le difese più ancestrali che possediamo.
E’ difficile concepire, accettare, che ci sia qualcosa che può arrivare davvero nel profondo di noi e che abbia delle basi reali, concrete. Accettarla come strumento a nostro favore, a favore di tutti, è difficoltoso, me ne rendo conto. E non sto parlando solo della psicoanalisi come fosse un universo a parte, ma di tutto ciò che ha a che fare con i meccanismi mentali e la profondità dell’essere umano.


Io, personalmente, non intrattengo conversazioni di questa natura scendendo nei particolari, utilizzando questi mezzi, perché negli anni mi sono reso conto che non è utile, né giusto, né possibile.
Non è utile e non è possibile perché divulgare nozioni tecniche che capirei solo io non aiuta nessuno (e non posso neanche farlo, in quanto professionista); e non è giusto perché bisogna lasciare ogni gruppo alle sue discussioni, alle proprie modalità.
Posso aiutare, magari, a far luce a qualcuno che in seduta con me manifesta dubbi e/o curiosità, quello si. Per questo io mi auguro che voi abbiate la fortuna, se ve ne capita l’occasione, di incontrare sulla vostra strada un professionista competente che vi aiuti a far chiarezza e trovare delle risposte, anche a semplici curiosità.
Approfitto di questo topic, quindi, per dirvi anche che mi vedrete poco prendere parte a queste discussioni.
Tra l’altro c’è un motivo che sicuramente tutti all’ unanimità comprenderanno: il tempo! Preferisco impiegarlo per mettere a disposizione le mie competenze per quelle persone che necessitano di supporto, piuttosto che intervenire nei topic divulgativi e di confronto a fare il professore esperto di psicologia. Sarebbe tanto "facile" quanto sterile, dispersivo e afinalistico.

Ma ci si difende da cosa con queste difese ancestrali?
Io penso che una persona disagiata si rivolga ad un'altra per vedere se può ottenere qualcosa che le torna utile... Perché bisognerebbe difendersi da quel che, secondo questi esperti, dovrebbe risultare chiaramente utile?
Certo se chi vorrebbe aiutare (l'esperto) inizia a tergiversare o cerca di dare tutt'altro rispetto a quel che ci si aspetta, lo si ferma un attimo e si comunica la cosa... E questo atteggiamento qua in analisi lo si chiama difesa o resistenza... Ma perché non dovrebbe esserci questa resistenza o difesa del cliente, se quest'ultimo vede che, chi lo dovrebbe aiutare a risolvere i suoi problemi, non gli fornisce qualche idea per risolverli davvero, ma cerca solo in continuazione di ridefinirli come gli pare?

Comunque quel che mi chiedo io è: se è utile la psicoanalisi (ma anche la psicoterapia), a cosa serve?

Ora non mi addentro nello specifico tecnico (verifiche effettive sull'efficacia o la capacità di modificare assetti comportamentali, ideativi, di scopo, utilizzando un colloquio, anche se sarebbe interessante approfondire anche questo aspetto), quel che mi chiedo è: il problema etico a monte relativo alla scelta individuale d'autodeterminarsi che fine fa nel momento in cui si sostiene che tramite l'ausilio di queste tecniche si stanno "curando" delle persone?
Che una persona arrivi a non lamentarsi più lo si può osservare, ma che la situazione o il nuovo assetto in cui la persona non si lamenta siano preferibili in assoluto, chi lo decide?
Ad esempio quale persona dovrebbe giudicare la bontà dell'intervento? Quella prima della "cura", o quella dopo la "cura"? Se la persona cambia atteggiamenti e modo di giudicare proprio grazie alla cura, quali dobbiamo assumere siano corretti?

Io ad esempio mi lamento per molte cose che a me non stanno bene, ma la mia lamentela per me è solo il sintomo che non le accetto 'ste cose, e non il sintomo di una malattia ben identificabile che sta dentro di me da qualche parte o in qualche funzione del mio assetto psichico, la malattia se c'è, la chiamo direttamente "male", e non sta nella mia mente più di quanto non stia in tutto l'ambiente circostante: per quale motivo accettare le cose come stanno dovrebbe rappresentare qualcosa di utile per me?

Ci ho pensato su e credo che avrei bisogno di una forma tecnologia per modificarle l'ambiente (ed alla fine sempre la mente dovrò usare) e non di una tecnologia che si applica ai miei valori personali che vanno contro certi assetti di cose per ridurre il conflitto sociale tra i miei desideri e quelli del mondo circostante.
Anche se esistesse una tecnologia del genere (che va ad intaccare i miei valori individuali) è ovvio che poi si metterebbe a posto tutto, ma si metterebbe a posto tutto da un punto di vista ben diverso (relativo a certi altri valori) rispetto a quello mio di partenza.

E' come sostenere che s'è messa in moto un'auto in panne facendo notare al soggetto che la conduceva che se si convincesse che il sistema di riferimento giusto rispetto al quale misurare lo spostamento e il movimento della sua auto è quello di una vettura che si sposta dall'altra parte relativamente alla sua, si metterà tutto a posto perché si potrà dedurre che l'auto si muove di nuovo.
Certo l'auto si muove, ma relativamente al nuovo sistema di riferimento, non rispetto al vecchio, e perciò un conducente, non troppo tonto, opporrebbe delle resistenze rispetto a questo modo d'aggiustare le cose, perché quel che gli interessava davvero era farla muovere la sua auto rispetto al vecchio sistema di riferimento e non rispetto ad uno qualsiasi.

Per questo io dico che in sostanza la parte più discutibile della psicoanalisi e delle psicoterapie in generale, è proprio quella che vuole andare ad intaccare i valori, gli scopi, e i modi di sentire di una persona cercando d'educarla a "comportarsi bene" scendendo a certi compromessi. Anche la continua esortazione al coraggio e la sopportazione del dolore (necessario sia in terapia che nella vita) già la dice lunga per me...
A me pare che si assume a monte che sia vero in assoluto che in ogni situazione è possibile poter conseguire uno stato di benessere accettabile per tutti, e in tutti i casi in cui l'individuo non lo consegue questo benessere e perciò si deprime, si lamenta o cade in preda a certi altri sintomi, allora si deduce subito che la malattia deve trovarsi là nella sua mente (perché altre persone stanno benissimo), in particolare nella parte della sua mente che dà certi valori a certe cose e persone (magari in modo molto diverso rispetto ad una maggioranza di persone ritenute normali).

Il mio bene ad esempio consiste nell'esser libero da certe incombenze, ma quello di un altro potrebbe consistere in tutt'altro, ma sono già i nostri valori a monte che modellano cosa è bene e cosa è male per noi stessi: c'è chi si preoccupa d'esser coraggioso in battaglia e chi si preoccupa di trovare un buon modo per imboscarsi senza finire fucilato per diserzione... C'è chi vuol diventare perfetto per essere ammirato e chi invece vorrebbe essere ammirato allo stesso modo nonostante l'imperfezione. Non hanno tutti quanti gli stessi scopi e valori.

Se si vuol curare o eliminare un male modificando i valori di un individuo che lo definiscono tale (il male), non lo si cura il male, e non lo si elimina affatto, si cambia solo il sistema di riferimento (valoriale). Usando una metafora il moto di un corpo è relativo al sistema di riferimento, allo stesso modo lo è la sofferenza, le cure genuine non dovrebbero modificare sistema di riferimento, mentre le pseudo-cure (sistemi che sembrano curar qualcosa ma non curano nulla) invece usano sempre questo espediente.

Se un politico cerca di convincermi che sostenendo quel che vuol fare io starò meglio, è libero di farlo, ma se questo iniziasse a sostenere anche che se non lo appoggio e non mi fido del suo operato, proprio perché non condivido i suoi fini, è perché sono affetto da un qualche male che me lo fa giudicare così e ci sono delle difese ancestrali che mi spingono a resistere e non voler vedere che è un bene per me affidarmi a questo qua, le resistenze io le mantengo.

Che un politico cerchi di manipolare i miei valori e accettare altri fini che magari non condivido, tentando in continuazione di vincere delle resistenze e farmi accettare la sua ricetta di cura, lo dò per scontato, ma psicoterapeuti e psicoanalisti cosa fanno di così diverso?

Non lo dicono mai chiaramente in cosa dovrebbe consistere una differenza sostanziale da certi altri sistemi di manipolazione, ma se c'è... Dov'è?

Io vorrei sapere solo se è così o no, e se non è così (non si tratta di andare ad intaccare i valori in cui crede una persona) vorrei capire in che modo uno psicoanalista può riuscire a dare degli strumenti a certe persone per modificare il mondo... Per quale motivo dovrebbe esserne più provvisto di altri?

Al di là dell'efficacia o di quel che effettivamente vanno a modificare nell'individuo certe pratiche dette psicoterapeutiche, credo che ogni persona debba chiedersi (soprattutto quella che viene definita da qualcuno malata di mente) se a lei tornano utili tutte queste cose. Se non è mai ben chiaro a cosa servono, come facciamo a dire noi presunti malati, noi utenti, prima di sottoporci a queste, se ci sono davvero utili o no?
Se ci si sottopone ad un colloquio ed è vero che questo colloquio (con buone probabilità) modifica certi nostri valori e scopi individuali, bisognerebbe decidere prima ancora di sottoporci a questo tipo colloquio se è un bene o un male per noi, altrimenti tramite il colloquio stesso (soprattutto nel caso in cui funzionasse davvero: quindi qua non sto discutendo dell'efficacia strumentale) verrà indotta la persona stessa a ritenere un bene tutto il processo e i suoi fini (proprio perché è vero che funziona).

Per questo non ci si può realmente schermare di fronte a certe domande, le domande poste in questo modo non sono ancora domande di terapia (perché non si sa nemmeno a cosa dovrebbe servire questa terapia) ma domande relative all'utilità della terapia stessa. C'è un disagio di sicuro in chi le pone, quel che non si sa è se la risposta "terapeutica" sia realmente una soluzione per quel disagio là, chi può dare una risposta a questa domanda è proprio e solo l'utente "malato" e può dare una risposta realmente corretta solo prima della cura e non dopo, l'esperto se vuole può cercare di spiegare cosa modifica la sua cura (o sistema) senza esprimere giudizi sulla bontà del cambiamento che produce, che il cambiamento sia positivo dovrebbe giudicarlo la persona prima e non dopo.

Prima di sottoporci ad un intervento (visto che non è che ci sia urgenza) vorremmo sapere tutti quanti questo intervento che effetti avrà su di noi, se no come facciamo a scegliere se è di questo intervento che abbiamo bisogno?

Questo argomento relativo al fatto che "per capire perché ci torna utile questo tipo di colloquio bisogna sottoporsi al colloquio stesso" è scorretto per me sotto diversi aspetti e ho spiegato ampiamente anche perché.

Più che "il cos'è la psicoanalisi" a me piacerebbe sapere quali sono i suoi scopi (senza parlare del fatto che siano vagamente terapeutici, al di là di termini vaghi come questo, in concreto nella vita di una persona cosa cambia?), dovrebbe essere possibile saperlo prima di sottoporsi ad un'analisi o risultare idonei ad un'analisi.
Se per sapere grosso modo a cosa serve un tipo di colloquio devo sottopormi al colloquio stesso, i dubbi relativi all'utilità pratica mia personale, di questo intervento qua, aumentano e non diminuiscono.

Ad esempio io ho dei contatti con certi praticanti Buddisti e ho osservato cosa fanno, ripetono in continuazione di fronte ad una pergamena un mantra in lingua giapponese, loro entusiasti dicono che questa cosa gli ha cambiato la vita, ma io che sono rimasto fuori dal movimento tutto questo cambiamento non è che lo abbia osservato, chi era precario lavorativamente lo è rimasto, chi cercava un partner adatto non l'ha trovato, e così via, si arrangiano come tutti gli altri, e vivono male come gli altri, non mi sembra che abbiano un conto in banca maggiore, la fila di belle donne sotto casa e cose del genere.
Andai ad una seduta e tutti quanti quelli che facevano parte del gruppo incensavano la pratica, incensavano le virtù curative e trasformative... Ma io ogni volta che osservo queste "sette" di persone non riesco a trovare un senso che vada bene a me, personalmente cosa cerco? 'Ste cose qua a me non interessano, non mi interessa divenire un Buddha o un profondo conoscitore di me stesso, sono attaccato alla carne e alla terra, voglio sostanza, voglio essere felice, voglio piacere, e voglio lavorare anche il meno possibile ^_^, la fatica non mi interessa, è altro male che si aggiunge già al male che devo sopportare per tirare avanti.


Non è che sono io inadatto e che se mi convincessi ad esserlo trarrei un enorme giovamento da questa roba (psicoanalisi, religione, buddismo, meditazione) e vivrei molto più felicemente, io ribalto il problema, queste "cure" qua non curano affatto i miei disagi (e probabilmente nemmeno quelli di molte altre persone) e non riescono davvero a darmi la felicità che mi manca.
Tutti mi vorrebbero far crescere, ma come dicono loro, io cosa desidero e se riesco davvero a soddisfarlo con questi sviluppi lineari qua è secondario, basta che mi adatti, sopporti quel che "si deve" sopportare e che non mi lamenti più, e tutto si risolve. Invece per me non si risolve proprio nulla così, la mia domanda di aiuto è stata solo aggirata da un qualche discorso moralizzante che dovrebbe tirar fuori la mia forza interiore a sopportare. E questo si fa... Si sopporta.

Certo un po' di compagnia e parlare con qualcuno dei propri guai male non fa quando sei da solo e nessuno ti dà retta (là dove il colloquio non viene usato per scopi manipolativi usando lo stratagemma della modifica del sistema di riferimento), ma non è mica una cura, o un qualcosa che risolve i problemi esistenziali dell'individuo davvero?

Qua non c'è in gioco nessuna conoscenza profonda della realtà che ci permetterà di spaccare l'atomo, c'è solo da un lato

1) un discorso manipolativo che cura in modo fittizio,

mentre dall'altro

2) c'è un colloquio che dà qualche sollievo grazie al contatto umano ma non aggiusta nulla davvero.

Io questo vedo, il secondo tipo di colloquio qualche utilità può averla, ma quel che si può ottenere non è di sicuro un qualcosa che si può chiamare guarigione, il primo invece è solo un discorso manipolativo (simile nelle intenzioni a progetti come MKUltra: si assume che certi sintomi indesiderati devono sparire senza preoccuparsi di modificare prima l'ambiente circostante, cercando solo di forzare la relazione affettiva che il soggetto intrattiene con questo, insomma glielo si fa piacere così com'è cambiando sistema di riferimento affettivo... Dietro le parole "non ti metti mai in discussione" questo si cela) se c'è davvero altro mi si dovrà pur mostrare dov'è.

A questo punto finisco col credere che a queste domande nessuno prova a rispondere perché ho osservato bene tutto, e non perché c'è qualche difficoltà tecnica nel rispondere, la tecnica non l'ho messa proprio in mezzo.

Edited by Eddd - 28/5/2013, 13:52
 
Top
8 replies since 4/5/2013, 11:44   237 views
  Share