che cos'è la psicoanalisi

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Eddd
view post Posted on 27/5/2013, 20:11 by: Eddd     +1   -1




CITAZIONE (Neuromance @ 26/5/2013, 14:36) 
molto spesso i clienti che noi vediamo (o comunque, io, parlando per me) spesso portano parecchie domande. Una delle domande classiche è “ma mettiamo anche che io parli e mi renda conto dei miei problemi..questo mica mi fa guarire?”. Questa domanda è spesso l’inizio di molte altre, ed anche l’inizio della relazione con me. Voglio dire che è “normale” che ci siano delle domande, ancor di più quando riguardano universi come questa sconosciuta “psicoanalisi” (e tutta la temibile famiglia psi), che fa paura un po’ a tutti, quindi mette sull’attenti e ci scatena le difese più ancestrali che possediamo.
E’ difficile concepire, accettare, che ci sia qualcosa che può arrivare davvero nel profondo di noi e che abbia delle basi reali, concrete. Accettarla come strumento a nostro favore, a favore di tutti, è difficoltoso, me ne rendo conto. E non sto parlando solo della psicoanalisi come fosse un universo a parte, ma di tutto ciò che ha a che fare con i meccanismi mentali e la profondità dell’essere umano.


Io, personalmente, non intrattengo conversazioni di questa natura scendendo nei particolari, utilizzando questi mezzi, perché negli anni mi sono reso conto che non è utile, né giusto, né possibile.
Non è utile e non è possibile perché divulgare nozioni tecniche che capirei solo io non aiuta nessuno (e non posso neanche farlo, in quanto professionista); e non è giusto perché bisogna lasciare ogni gruppo alle sue discussioni, alle proprie modalità.
Posso aiutare, magari, a far luce a qualcuno che in seduta con me manifesta dubbi e/o curiosità, quello si. Per questo io mi auguro che voi abbiate la fortuna, se ve ne capita l’occasione, di incontrare sulla vostra strada un professionista competente che vi aiuti a far chiarezza e trovare delle risposte, anche a semplici curiosità.
Approfitto di questo topic, quindi, per dirvi anche che mi vedrete poco prendere parte a queste discussioni.
Tra l’altro c’è un motivo che sicuramente tutti all’ unanimità comprenderanno: il tempo! Preferisco impiegarlo per mettere a disposizione le mie competenze per quelle persone che necessitano di supporto, piuttosto che intervenire nei topic divulgativi e di confronto a fare il professore esperto di psicologia. Sarebbe tanto "facile" quanto sterile, dispersivo e afinalistico.

Ma ci si difende da cosa con queste difese ancestrali?
Io penso che una persona disagiata si rivolga ad un'altra per vedere se può ottenere qualcosa che le torna utile... Perché bisognerebbe difendersi da quel che, secondo questi esperti, dovrebbe risultare chiaramente utile?
Certo se chi vorrebbe aiutare (l'esperto) inizia a tergiversare o cerca di dare tutt'altro rispetto a quel che ci si aspetta, lo si ferma un attimo e si comunica la cosa... E questo atteggiamento qua in analisi lo si chiama difesa o resistenza... Ma perché non dovrebbe esserci questa resistenza o difesa del cliente, se quest'ultimo vede che, chi lo dovrebbe aiutare a risolvere i suoi problemi, non gli fornisce qualche idea per risolverli davvero, ma cerca solo in continuazione di ridefinirli come gli pare?

Comunque quel che mi chiedo io è: se è utile la psicoanalisi (ma anche la psicoterapia), a cosa serve?

Ora non mi addentro nello specifico tecnico (verifiche effettive sull'efficacia o la capacità di modificare assetti comportamentali, ideativi, di scopo, utilizzando un colloquio, anche se sarebbe interessante approfondire anche questo aspetto), quel che mi chiedo è: il problema etico a monte relativo alla scelta individuale d'autodeterminarsi che fine fa nel momento in cui si sostiene che tramite l'ausilio di queste tecniche si stanno "curando" delle persone?
Che una persona arrivi a non lamentarsi più lo si può osservare, ma che la situazione o il nuovo assetto in cui la persona non si lamenta siano preferibili in assoluto, chi lo decide?
Ad esempio quale persona dovrebbe giudicare la bontà dell'intervento? Quella prima della "cura", o quella dopo la "cura"? Se la persona cambia atteggiamenti e modo di giudicare proprio grazie alla cura, quali dobbiamo assumere siano corretti?

Io ad esempio mi lamento per molte cose che a me non stanno bene, ma la mia lamentela per me è solo il sintomo che non le accetto 'ste cose, e non il sintomo di una malattia ben identificabile che sta dentro di me da qualche parte o in qualche funzione del mio assetto psichico, la malattia se c'è, la chiamo direttamente "male", e non sta nella mia mente più di quanto non stia in tutto l'ambiente circostante: per quale motivo accettare le cose come stanno dovrebbe rappresentare qualcosa di utile per me?

Ci ho pensato su e credo che avrei bisogno di una forma tecnologia per modificarle l'ambiente (ed alla fine sempre la mente dovrò usare) e non di una tecnologia che si applica ai miei valori personali che vanno contro certi assetti di cose per ridurre il conflitto sociale tra i miei desideri e quelli del mondo circostante.
Anche se esistesse una tecnologia del genere (che va ad intaccare i miei valori individuali) è ovvio che poi si metterebbe a posto tutto, ma si metterebbe a posto tutto da un punto di vista ben diverso (relativo a certi altri valori) rispetto a quello mio di partenza.

E' come sostenere che s'è messa in moto un'auto in panne facendo notare al soggetto che la conduceva che se si convincesse che il sistema di riferimento giusto rispetto al quale misurare lo spostamento e il movimento della sua auto è quello di una vettura che si sposta dall'altra parte relativamente alla sua, si metterà tutto a posto perché si potrà dedurre che l'auto si muove di nuovo.
Certo l'auto si muove, ma relativamente al nuovo sistema di riferimento, non rispetto al vecchio, e perciò un conducente, non troppo tonto, opporrebbe delle resistenze rispetto a questo modo d'aggiustare le cose, perché quel che gli interessava davvero era farla muovere la sua auto rispetto al vecchio sistema di riferimento e non rispetto ad uno qualsiasi.

Per questo io dico che in sostanza la parte più discutibile della psicoanalisi e delle psicoterapie in generale, è proprio quella che vuole andare ad intaccare i valori, gli scopi, e i modi di sentire di una persona cercando d'educarla a "comportarsi bene" scendendo a certi compromessi. Anche la continua esortazione al coraggio e la sopportazione del dolore (necessario sia in terapia che nella vita) già la dice lunga per me...
A me pare che si assume a monte che sia vero in assoluto che in ogni situazione è possibile poter conseguire uno stato di benessere accettabile per tutti, e in tutti i casi in cui l'individuo non lo consegue questo benessere e perciò si deprime, si lamenta o cade in preda a certi altri sintomi, allora si deduce subito che la malattia deve trovarsi là nella sua mente (perché altre persone stanno benissimo), in particolare nella parte della sua mente che dà certi valori a certe cose e persone (magari in modo molto diverso rispetto ad una maggioranza di persone ritenute normali).

Il mio bene ad esempio consiste nell'esser libero da certe incombenze, ma quello di un altro potrebbe consistere in tutt'altro, ma sono già i nostri valori a monte che modellano cosa è bene e cosa è male per noi stessi: c'è chi si preoccupa d'esser coraggioso in battaglia e chi si preoccupa di trovare un buon modo per imboscarsi senza finire fucilato per diserzione... C'è chi vuol diventare perfetto per essere ammirato e chi invece vorrebbe essere ammirato allo stesso modo nonostante l'imperfezione. Non hanno tutti quanti gli stessi scopi e valori.

Se si vuol curare o eliminare un male modificando i valori di un individuo che lo definiscono tale (il male), non lo si cura il male, e non lo si elimina affatto, si cambia solo il sistema di riferimento (valoriale). Usando una metafora il moto di un corpo è relativo al sistema di riferimento, allo stesso modo lo è la sofferenza, le cure genuine non dovrebbero modificare sistema di riferimento, mentre le pseudo-cure (sistemi che sembrano curar qualcosa ma non curano nulla) invece usano sempre questo espediente.

Se un politico cerca di convincermi che sostenendo quel che vuol fare io starò meglio, è libero di farlo, ma se questo iniziasse a sostenere anche che se non lo appoggio e non mi fido del suo operato, proprio perché non condivido i suoi fini, è perché sono affetto da un qualche male che me lo fa giudicare così e ci sono delle difese ancestrali che mi spingono a resistere e non voler vedere che è un bene per me affidarmi a questo qua, le resistenze io le mantengo.

Che un politico cerchi di manipolare i miei valori e accettare altri fini che magari non condivido, tentando in continuazione di vincere delle resistenze e farmi accettare la sua ricetta di cura, lo dò per scontato, ma psicoterapeuti e psicoanalisti cosa fanno di così diverso?

Non lo dicono mai chiaramente in cosa dovrebbe consistere una differenza sostanziale da certi altri sistemi di manipolazione, ma se c'è... Dov'è?

Io vorrei sapere solo se è così o no, e se non è così (non si tratta di andare ad intaccare i valori in cui crede una persona) vorrei capire in che modo uno psicoanalista può riuscire a dare degli strumenti a certe persone per modificare il mondo... Per quale motivo dovrebbe esserne più provvisto di altri?

Al di là dell'efficacia o di quel che effettivamente vanno a modificare nell'individuo certe pratiche dette psicoterapeutiche, credo che ogni persona debba chiedersi (soprattutto quella che viene definita da qualcuno malata di mente) se a lei tornano utili tutte queste cose. Se non è mai ben chiaro a cosa servono, come facciamo a dire noi presunti malati, noi utenti, prima di sottoporci a queste, se ci sono davvero utili o no?
Se ci si sottopone ad un colloquio ed è vero che questo colloquio (con buone probabilità) modifica certi nostri valori e scopi individuali, bisognerebbe decidere prima ancora di sottoporci a questo tipo colloquio se è un bene o un male per noi, altrimenti tramite il colloquio stesso (soprattutto nel caso in cui funzionasse davvero: quindi qua non sto discutendo dell'efficacia strumentale) verrà indotta la persona stessa a ritenere un bene tutto il processo e i suoi fini (proprio perché è vero che funziona).

Per questo non ci si può realmente schermare di fronte a certe domande, le domande poste in questo modo non sono ancora domande di terapia (perché non si sa nemmeno a cosa dovrebbe servire questa terapia) ma domande relative all'utilità della terapia stessa. C'è un disagio di sicuro in chi le pone, quel che non si sa è se la risposta "terapeutica" sia realmente una soluzione per quel disagio là, chi può dare una risposta a questa domanda è proprio e solo l'utente "malato" e può dare una risposta realmente corretta solo prima della cura e non dopo, l'esperto se vuole può cercare di spiegare cosa modifica la sua cura (o sistema) senza esprimere giudizi sulla bontà del cambiamento che produce, che il cambiamento sia positivo dovrebbe giudicarlo la persona prima e non dopo.

Prima di sottoporci ad un intervento (visto che non è che ci sia urgenza) vorremmo sapere tutti quanti questo intervento che effetti avrà su di noi, se no come facciamo a scegliere se è di questo intervento che abbiamo bisogno?

Questo argomento relativo al fatto che "per capire perché ci torna utile questo tipo di colloquio bisogna sottoporsi al colloquio stesso" è scorretto per me sotto diversi aspetti e ho spiegato ampiamente anche perché.

Più che "il cos'è la psicoanalisi" a me piacerebbe sapere quali sono i suoi scopi (senza parlare del fatto che siano vagamente terapeutici, al di là di termini vaghi come questo, in concreto nella vita di una persona cosa cambia?), dovrebbe essere possibile saperlo prima di sottoporsi ad un'analisi o risultare idonei ad un'analisi.
Se per sapere grosso modo a cosa serve un tipo di colloquio devo sottopormi al colloquio stesso, i dubbi relativi all'utilità pratica mia personale, di questo intervento qua, aumentano e non diminuiscono.

Ad esempio io ho dei contatti con certi praticanti Buddisti e ho osservato cosa fanno, ripetono in continuazione di fronte ad una pergamena un mantra in lingua giapponese, loro entusiasti dicono che questa cosa gli ha cambiato la vita, ma io che sono rimasto fuori dal movimento tutto questo cambiamento non è che lo abbia osservato, chi era precario lavorativamente lo è rimasto, chi cercava un partner adatto non l'ha trovato, e così via, si arrangiano come tutti gli altri, e vivono male come gli altri, non mi sembra che abbiano un conto in banca maggiore, la fila di belle donne sotto casa e cose del genere.
Andai ad una seduta e tutti quanti quelli che facevano parte del gruppo incensavano la pratica, incensavano le virtù curative e trasformative... Ma io ogni volta che osservo queste "sette" di persone non riesco a trovare un senso che vada bene a me, personalmente cosa cerco? 'Ste cose qua a me non interessano, non mi interessa divenire un Buddha o un profondo conoscitore di me stesso, sono attaccato alla carne e alla terra, voglio sostanza, voglio essere felice, voglio piacere, e voglio lavorare anche il meno possibile ^_^, la fatica non mi interessa, è altro male che si aggiunge già al male che devo sopportare per tirare avanti.


Non è che sono io inadatto e che se mi convincessi ad esserlo trarrei un enorme giovamento da questa roba (psicoanalisi, religione, buddismo, meditazione) e vivrei molto più felicemente, io ribalto il problema, queste "cure" qua non curano affatto i miei disagi (e probabilmente nemmeno quelli di molte altre persone) e non riescono davvero a darmi la felicità che mi manca.
Tutti mi vorrebbero far crescere, ma come dicono loro, io cosa desidero e se riesco davvero a soddisfarlo con questi sviluppi lineari qua è secondario, basta che mi adatti, sopporti quel che "si deve" sopportare e che non mi lamenti più, e tutto si risolve. Invece per me non si risolve proprio nulla così, la mia domanda di aiuto è stata solo aggirata da un qualche discorso moralizzante che dovrebbe tirar fuori la mia forza interiore a sopportare. E questo si fa... Si sopporta.

Certo un po' di compagnia e parlare con qualcuno dei propri guai male non fa quando sei da solo e nessuno ti dà retta (là dove il colloquio non viene usato per scopi manipolativi usando lo stratagemma della modifica del sistema di riferimento), ma non è mica una cura, o un qualcosa che risolve i problemi esistenziali dell'individuo davvero?

Qua non c'è in gioco nessuna conoscenza profonda della realtà che ci permetterà di spaccare l'atomo, c'è solo da un lato

1) un discorso manipolativo che cura in modo fittizio,

mentre dall'altro

2) c'è un colloquio che dà qualche sollievo grazie al contatto umano ma non aggiusta nulla davvero.

Io questo vedo, il secondo tipo di colloquio qualche utilità può averla, ma quel che si può ottenere non è di sicuro un qualcosa che si può chiamare guarigione, il primo invece è solo un discorso manipolativo (simile nelle intenzioni a progetti come MKUltra: si assume che certi sintomi indesiderati devono sparire senza preoccuparsi di modificare prima l'ambiente circostante, cercando solo di forzare la relazione affettiva che il soggetto intrattiene con questo, insomma glielo si fa piacere così com'è cambiando sistema di riferimento affettivo... Dietro le parole "non ti metti mai in discussione" questo si cela) se c'è davvero altro mi si dovrà pur mostrare dov'è.

A questo punto finisco col credere che a queste domande nessuno prova a rispondere perché ho osservato bene tutto, e non perché c'è qualche difficoltà tecnica nel rispondere, la tecnica non l'ho messa proprio in mezzo.

Edited by Eddd - 28/5/2013, 13:52
 
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